Possedendo un Defender si dispone sia di un mito britannico, quasi senza tempo, sia di un vero “mezzo da combattimento” come quelli di una volta, per qualità telaistiche, meccaniche e non solo. 4x4 capace di andare per davvero su percorsi inibiti alle vetture definibili fuoristrada solo sulla carta, o a colpo d’occhio. Se varietà di fondi e pendenze ben gestibili in scioltezza ridimensionano certa moderna concorrenza, Defender non svetta purtroppo per economia di acquisto. Lo stile è marcatamente vintage e identificativo, squadrato, ora come allora, mentre la prestazione motoristica non delude solamente “sotto”, come da target non certo velocista. Bello anche da conoscere e gestire in semplicità, per un insieme di soluzioni tecniche mantenute nel tempo, in abitacolo svela subito alcuni dei propri limiti, con dotazioni e lusso di livello elevato che… Latitano, a dispetto del marchio e pensando anche a prezzo e annata sul calendario. Nella sua scelta è incluso proprio il sacrificio in comfort stradale, a fronte della prestazione fuori dal manto asfaltato e della concreta possibilità di trasporto o traino anche professionale. La garanzia è triennale.
Se la motorizzazione è singola, 2.2 gasolio Euro5 di buona coppia ma non potenza assoluta, non mancano le alternative di allestimento: sei varianti sempre 4x4 ma di passo ruota differenziato (i numeri del nome sono la misura in pollici dell’interasse: 90, 110 e 130). Con le più corte si parte da due portiere e due sedili, per avventura da affrontare in agilità, salendo si arriva alla doppia cabina fino a sette (stretti) posti per trasporto persone, oppure oggetti nel retro, eventualmente scoperto con i modelli Pick Up. Non da poco la differenza di costo in funzione dell’allestimento scelto, da ponderare secondo lo scopo di utilizzo. Per la fine produzione del modello sono in vendita le Celebration Series, con tre edizioni limitate che sfoderano tutta la personalità possibile facendosela pagare in onore del mito.
Un Defender non diventa quasi mai un rottame, contrariamente all’anagrafe, che per i primi modelli può andare indietro di molti decenni. Proprio i modelli storici possono talvolta avere valore simbolico e mediamente, pur se materiali e tecnica non sono di pregio rispetto al relativo periodo, le quotazioni sono elevate sia nel breve sia nel lungo termine, in virtù della solidità e della prestazione in fuoristrada costantemente garantita. In Italia sono diffusi maggiormente i modelli con motore a gasolio e già sotto i cinquemila euro non mancano le alternative per possedere un vecchio Defender (di stile comunque analogo a quelli nuovi) da poter poi gestire abbastanza facilmente a livello manutenzione. Solo le versioni più moderne hanno sistemi elettronici che rimandano alla rete della Casa, per rari casi di manutenzione straordinaria. Per il resto, percorrenze con odometri a sei cifre non spaventano chi non badi alle virgole ma alla sostanza e possa farsi carico della manutenzione meccanica (semplice) o motoristica (poco sotto la media in quanto a impegno e complessità).
Due milioni di esemplari prodotti a fine 2015 bastano per comprendere la grandezza storica di questo veicolo e dei suoi diretti predecessori, che risalgono al primo dopoguerra. Il fuoristrada britannico dal nome (oggi marchio), scelto sull’isola scozzese Islay, arrivò sui mercati nel 1948 prendendo parziale ispirazione dai veicoli off-road d’oltre oceano, forte di leggerezza (con l’uso già ai tempi di alluminio) e trazione integrale, capace di servire scopi sia civili sia militari. Dopo le tre generazioni iniziali (L.R. I, II e III, buona parte delle quali ancora in circolazione) il nome dei modelli eredi è variato nel tempo, secondo l’evolvere societario e di gamma del costruttore, inizialmente molto limitata. L’identificazione dapprima numerica, per tutti i nuovi modelli usciti dopo il 1983 (corrispondente al passo ruota in pollici, es. L.R. 90 – 110 - 127) dal 1990 è divenuta unicamente Defender. La connotazione tecnica è sempre stata quella della solida semplicità telaistica, volta all’uso fuoristrada non solo civile, con motori di cubatura sempre superiore ai 2000cc e varia configurazione, fino agli otto cilindri (prima solo benzina, poi anche diesel) ma non certo di prestazione esasperata, piuttosto affidabili e dotati di buona coppia a bassi regimi. L’attuale modello appartiene alla generazione nata nel 2007, che usa motori diesel derivati da Ford (DuraTorq) e pochi aggiornamenti per gli interni, con ancor minori tutele elettroniche rispetto ai tempi, proseguendo sempre nello spirito purista.
Oltre le poche serie limitate commerciali, come per le ricorrenze dei cinquanta e sessanta anni, piuttosto che la SVX del 2008, sono ampie le varianti di Defender dedicate all’uso militare, non solo da parte inglese ma talvolta anche statunitense, parlando di nazioni tra le più note. Le modifiche tecniche sono principalmente di allestimento, contando sulla buona base telaistica e motori spesso analoghi a quelli civili. Tra le varie versioni militari Defender si ricorda la ben diffusa XD (extra duty) a motorizzazione 300 Tdi. Non mancano ovviamente anche gli allestimenti più semplici per uso di enti e forze dell’ordine, in tutto il mondo, come persino un challenge a livello di avventurose competizioni sportive.
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