Non era la più brillante, cattiva o agile del segmento, però è stata la Fiat due volumi di taglio sportiveggiante nella seconda metà di anni Novanta. Prodotta anche in qualche versione di elevata potenza o richiamo corsaiolo. Desiderata in parte anche da alcuni giovani, mai troppo ricca, ha avuto il proprio ruoli in Italia e all’estero e possederla oggi, se in buone condizioni, regala quel sapore anni Novanta più intenso e nostrano di certe colleghe ai tempi più apprezzate e modaiole. Tecnicamente nessun pregio particolare, dotazioni ampiamente entro la media, usura delle plastiche, se maltrattate, anche superiore, ma volendosi divertire spendendo poco, se piaccia, è sempre gestibile di altre minute e più costose coetanee.
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Trovare una versione benzina quattro cilindri 1.2 16v vuol dire avere consumi decenti in città, ma non erano molto diffuse, con il 1.4 tre valvole si ha un oggetto anche tecnicamente molto “ninety” e identificativo, mentre più popolari erano le 1.8 16v disponibili anche Euro3. Vera chicca la cinque cilindri HGT, prossima ai 150 CV di potenza. Fronte diesel i primi modelli non usavano gli impianti common rail, quindi meglio optare per i Jtd possibilmente Euro3 in versione 100 CV.
Popolare ai tempi, per un pubblico più adulto che giovanile, ma sempre più dinamica della sorella Fiat Brava, la Fiat Bravo è rimasta oggi in circolazione spesso in condizioni non ottimali, molto sfruttata. I motori più diffusi erano i Jtd 1.9 e il 1.8 benzina 16v. Quotazioni molto basse e abbordabili.
La Fiat Bravo, versione con taglio coupé e tre porte della sorella tre volumi Fiat Brava, è stata prodotta dal 1995 al 2001 in quel di Cassino, per sostituire la Fiat Tipo, lasciando poi spazio alla successiva Fiat Stilo. Discreto successo commerciale e di critica solo al debutto (Auto dell’anno in Europa 1996) con restyling nel 1998.
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